F1 Femminile, utopia o realtà?
Raikonnen, Shumacher, Hamilton ,Alonso :se citiamo i grandi nomi della formula 1, scopriremo che sono conosciuti perfino da chi non ha mai guardato neanche una gara, e sappiamo bene che si tratta di nomi maschili.
E se i nomi citati fossero Susie Wolff, Carmen Jorda e Giovanna Amati? Di sicuro non suonerebbero così familiari. Eppure trattasi di piloti famose, che hanno gareggiato in F3 ed eccezionalmente anche in F1 (la Amati gareggiò nel 1992 ai tempi Airton Senna).
Strano ma vero, Ecclestone, il magnate del Circus, ha proposto l’anno scorso di lanciare una formula 1 tutta in rosa. Al momento i piloti donne gareggiano insieme agli uomini, e difficilmente riescono ad accedere in F1, ecco perché il boss propone di creare un settore femminile con gare riservate al sabato.
La proposta, ben accolta dalla ex guidatrice Amati,viene invece bocciata nettamente dalla Jorda e ancor di più dalla Wolff .
Se quest’ultima si rifiuta di ghettizzarsi e desidera gareggiare a pari merito con gli uomini, la Amati invece vede una possibilità in più per le colleghe di qualificarsi alle gare, macinare più km e fare meno fotografie in posa ai box.
La pilota romana infatti ha una pluriennale esperienza nel pilotaggio, dai kart alla formula 3. Secondo lei le colleghe che insistono nel confrontarsi con gli uomini non si rendono conto della differenza tra pilotare e il semplice guidare. Oltre alla forzata inesperienza, il numero delle scuderie si è sempre più ridotto e dai 32 piloti scelti degli anni 90 si è arrivati ai soli 18 di oggi, quindi molte possibilità in meno, non solo per le donne.
Punti di vista: chi si vede relegare ai box in rosa per manifesta superiorità maschile, chi vede finalmente una opportunità per il settore femminile, e chi invece ci vede una grande mossa commerciale capace di catalizzare più attenzione sulle gare e ampliare il pubblico di spettatori e nuovi sponsor.
Commenti recenti